I profumi ribelli

Nel frastuono dei sensi, l’olfatto emerge come il ribelle che non si arrende.
Bistrattato, sottovalutato, banalizzato è il senso che non aspetta dietro le quinte e che più di tutti sfugge al nostro controllo. 

Quando un odore ribelle decide di farsi sentire, tu sei spacciato. Puoi provare a tapparti il naso ma lui invade la scena senza preavviso e senza chiedere scusa.

Nell’articolo di oggi parleremo di profumi ribelli: una selezione di tre storie e soprattutto tre fragranze capaci di rappresentare alla perfezione tutta l’impertinenza punk del nostro olfatto.

Scent of a Dream di Rodney Smith

olfatto: il senso più ribelle

Hai mai provato a modulare oppure modificare il tuo odore corporeo come fai con la tua voce?
Oppure a sottrarti ad un odore sgradevole stando fermo ma annusando altrove, un po’ come fai ad esempio con la vista?

Io non ne sarei capace.

L’olfatto è il senso che più di tutti mi riesce difficile governare e forse per questo è quello che più mi affascina.

Un senso capace di baciarti, eccitarti e creare repulsione. L’olfatto è il senso più irriverente ed ineluttabile.

Il più difficile da imbavagliare, da mascherare, da intrappolare e da controllare. Mentre gli altri sensi possono essere ingannati o zittiti, lavorare col proprio olfatto richiede estrema perizia, conoscenza tecnica ed attenzione.

Il genio ribelle (e feticcio?) di Germaine Cellier

Era il 1944 e probabilmente né tu né io eravamo nati. In un clima bellico sempre più proccupante, Robert Piguet scriveva la storia facendo sfilare in passerella le sue modelle armate di coltelli, rivoltelle e maschere da banditi.

Perfume Shrine ci racconta che in questa occasione Germaine Cellier era rimasta talmente entusiasta da riuscire a prendere le mutandine usate dalle modelle, ovviamente a sfilata finita, così da studiarne l’odore, nel tentativo di “catturare il meglio della loro femminilità” [1]

Stava per nascere Bandit di Piguet: la sua prima, iconica fragranza.

Puoi immaginare Cellier come una Xena degli anni 40. Una splendida ladra di mutandine dai lineamenti morbidi ed eleganti. Alta e bellissima, Cellier cercava in tutti i modi di contaminare la propria immagine con una sfumatura ribelle ed anticonformista

Fracas era fatto per le donne, Bandit era per le lesbiche.” [2]

Contrapponendosi alla torrida tuberosa di Fracas, che può ammaliare o respingere con violenza, Bandit presenta un cuoio verde, sofisticato, audace ed amaro. Riusciamo tranquillamente ad immaginare come questa fragranza, al naso di un uomo del tempo, potesse emanare un’aria altera di distacco e di ribellione, un’interpretazione punk e divergente della sensualità.

Per la prima volta nella storia della profumeria il fiore d’arancio si unisce alla tuberosa per creare l’idea della femme fatale, commissionata da Piguet e viene successivamente sporcato da accordi amari e cuoiati [8] [9].

Bandit insomma racconta una femminilità audace e ribelle. “Bello ma brutale“[3], come descritto dal naso Guy Robert. 

Il profumo, messo in commercio nel 1942 è stato riformulato in molte diverse composizioni, la prima delle quali risale al 1959. Nel 1999 la formula di Bandit è stata notevolmente modificata da Delphine Lebeau della Givaudan, e messa in commercio in una nuova edizione, quella nera con i profili gialli che vedi nella foto qui sopra, vicino ad un ritratto d’epoca di Cellier ed alle poppe di un modello muscoloso. Probabilmente avrai annusato proprio l’ultima versione e questo racconto ti potrebbe sembrare un pochino dissonante.

Bandit è un Cyphre cuoiato che infatti, nella sua riformulazione di oggi, è soltanto testimonianza lontana di quella donna androgina e glaciale vestita solo di in un bomber in pelle che si rotolava nel fango negli anni 40, tra l’erba amara e l’artemisia… Con in tasca pochi resti di erba. Quella che si fuma, stavolta. Erba di contrabbando.

La ribellione ai luoghi comuni di Lucien Ferrero

Le fragranze agrumate durano poco.

Vero?

No, falso. Non sempre, almeno.

Di recente siamo stati da Rebelot Parfums a Montichiari e ci siamo innamorati di Orange X Santal di Essential Parfums, una fragranza dal rapporto qualità prezzo straordinario, dominata da un’esplosione di arancia amara e capace di vantare buonissime performance. Vi consigliamo di recuperarlo, magari in una travel size da 10 ml per soli 20 euro.

Il caso di agrume più ribelle ed eclatante che mi viene in mente però è quello del nuovissimo C’est.Rebelle, fragranza di quest’anno con la quale Jean-Claude Ellena e Lucien Ferrero ci dimostrano che anche gli agrumati possono rimanere aggrappati sulla nostra pelle moltissime ore, senza perdere le loro sfumature più luminose.

Certo, per realizzare una fragranza capace di ribellarsi tanto bene ai luoghi comuni serve una conoscenza tecnica tutt’altro che banale, ma i due supereroi della profumeria artistica hanno creato un piccolo gioiellino di persistenza che apre in un tripudio di arancia amara e zenzero speziato

Celebra il contrario della nostalgia. Perché gli spiriti liberi, dal passato attingono non i rimpianti ma una somma di conoscenze acquisite e di scambi che aprono alla condivisione e non allo stretto individualismo. [4]

In una recensione editoriale su fragrantica [5] Sergey Borisov sottolinea come il limone prenda corpo durante tutta l’evoluzione della fragranza, non soltanto nella sua apertura e come nella virata finale, il nostro profumo ribelle assuma colori del tutto inaspettati, con direzione dolce ed agrumata.

C’est.Rebelle di Lucien Ferrero è una colonia speziata allo zenzero a base di geranio e legno di ambra, capace di restarti ancorata alla pelle per moltissime ore.

Se come me non sei un fan delle fragranze ambrate non farti spaventare dalla piramide.

Infatti Sergey Borisov attribuisce le ottime performance di questo profumo ribelle ai famigerati “legni d’ambra” che, sapientemente dosati insieme agli iononi polverosi ed ai muschi, funzionano come una batteria Tesla, impedendo che gli agrumi si scarichino in mezz’ora, mantenendo alta la luce della fragranza.

La disobbiedienza... Di una rosa ricoperta di cenere.

Nel panorama profumato italiano, Hilde Soliani è una vera icona di anticonformismo, coraggio e ribellione.

Termine di paragone per qualsiasi fragranza gourmand moderna, il suo stile compositivo somiglia a quello della fotografia still life; creazioni capaci di non tanto di riprodurre la realtà olfattiva di un soggetto quanto più di rappresentare la loro forma ideale, la loro essenza archetipica.

Mi spiego meglio: hai mai annusato l’odore del latte appena versato dal cartone oppure il latte fresco di mungitura? Potrebbe somigliare all’idea che in questo momento stai avendo di latte molto meno, rispetto all’accordo creato da Hilde.

Insomma: se ti bendassi gli occhi ed annusassi il celebre accordo latte di Hilde Soliani prima e del latte vero, subito dopo, potresti convincerti che quello ricreato sia latte genuino, mentre il vero latte ti potrebbe sembrare meno intenso, quasi meno reale.

Hilde Soliani è capace di raccontare olfattivamente un’idea.

Hilde dedica Disobbedienza all’amicizia con Giuseppe Romanetti, creando un Profumo speciale a base di Rosa e Cenere in una nuova confezione estremamente disobbediente: Priva di racconti, priva di tappo, priva di etichetta.

Un flacone vuoto, apparentemente, il cui valore si racconta in un juice elegante e raffinatissimo

Di cosa odorava Woodstock?

Sudore. Ok.

Sicuramente Woodstock odorava di corpi umani (e probabilmente un pochino anche di droga). Ma non solo!

Io non ero nato ma se dovessi immaginarmi sotto al palco, a cantare con Janis Joplin ed i Jefferson Airplain, non riuscirei a non pensarmi ricoperto di patchouli da testa a piedi.

Ah, il patchouli, l’emblema olfattivo di un’intera era di ribellione e libertà: gli anni ’60 e ’70, l’epoca degli hippy. Questa fragranza terrosa e avvolgente è intrinsecamente legata al movimento contro-culturale che ha segnato un’intera generazione.

Il patchouli è come il manifesto olfattivo dell’individualità e della protesta pacifica. Qui non stiamo solo parlando di una fragranza, ma di un simbolo, di un’inno profumato alla libertà e alla ribellione.

Immagina un campo fiorito, sotto il sole di Woodstock, dove l’aria è impregnata di patchouli. È il profumo delle idee rivoluzionarie, dell’amore libero, della pace e dell’unità. Gli hippy lo indossavano come un vessillo olfattivo, un modo di dichiarare la propria estraneità rispetto alle convenzioni sociali dell’epoca.

Abdes Salaam, aromaterapeuta e profumiere naturale, identifica il patchouli con l’archetipo olfattivo dell’avventura mistica. La gioventù, la ribellione all’ordine stabilito, la sensualità provocatoria dell’adolescenza, il rifugio del bosco

Essendo il profumo della gioventù, ha senso la sua reputazione di potere ringiovanire le cellule e di rallentare il processo d’invecchiamento, di aiutare alla cicatrizzazione della pelle screpolata e di evitare l’afflosciamento della pelle matura e la caduta dei capelli.

È antidepressivo, e permette di superare i disagi dovuti alla propria apparenza fisica. [6]

Ok, non avevo idea che il patchouli facesse ringiovanire ed ora vado a bermi un paio di litri di Psychedelique.

Psychedelique di Jovoy Paris è la fragranza al patchouli più psichedelica che io conosca, capace di esaltarne ogni sfumatura.

“Psichedelico: il mio fantastico profumo di patchouli, scuro e fumoso, ambrato, generoso e opulento… Nemmeno la pioggia e il fango di Woodstock lo cancelleranno.” [7]

 

Restiamo insieme un altro po'?

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