De Controversiis Olfactoriis

Oggi sono polemico.
Sarà colpa della pioggia, delle cervicali o forse della coda in cassa al supermercato.

Non lo so.
Però sono polemico ed annoiatissimo da un panorama olfattivo dove anche una nicchia, ormai dichiaratamente Prêt-à-porter, è obbligata ad appiattirsi agli standard omologati di mercato per sopravvivere, almeno apparentemente.

Oltre che polemico sono pure un po’ incazzato perché credo che la colpa in parte sia anche nostra: consumatori, divulgatori o appassionati.

Hai notato anche tu che ormai la stragrande maggioranza dei nuovi brand che non hanno chissà quali budget per raccontare con una certa serenità la propria estetica olfattiva, comincia lanciando una collezione che bene o male è spesso composta da una struttura simile? Un ripetersi di fragranze che sembrano rispondere ad un preciso imperativo categorico.

“Guarda questo nuovo brand, G., guarda quanto è bello: c’è il loro floreale narcotico, il loro dolcione gourmand, il loro cuoio, il loro marino, il loro orientale, il loro agrumato fresco, il loro molecolare polveroso…”

Ok.

“guarda: hanno aggiunto anche la loro ciliegia e pure il loro fico. Avanguardia”

Non fraintendermi: non c’è nulla di male se questo schema se è frutto di una precisa volontà artistica. (Basti pensare ad esempio ai meravigliosi risultati di Matiere Premiere oppure di Les Eaux Primordiale che hanno destrutturato questi imperativi, arricchendoli con la propria visione onesta, fresca e moderna).

Il problema è quando un brand si sente obbligato a farlo, pur di sopravvivere.
Ricordo una frase che mi ha destabilizzato, due anni fa, ad Esxence.

“Eddai Giacomo, non potevamo non avere un rosa oud zafferano in collezione, lo sai bene anche tu”.

No, non lo sapevo.

Che a dispetto di tutte le logiche di mercato, parte del successo delle linee di Gualtieri dipenda anche dal non raccontare le proprie piramidi olfattive? Me lo sono sempre chiesto. Questo infatti, oltre a contribuire ad un’identità coerente e divergente, limiterebbe un po’ i feticisti di Fragrantica e costringerebbe ad un certo approfondimento i commessi meno zelanti. Secondo me spesso il coraggio premia.

E noi che ci possiamo fare, scusa?

Capita anche a te che alle volte i tuoi gusti diventino una prigione, più che una guida?

Può capitare insomma di chiudersi in quel rito nevrotico dove guardiamo alle piramidi olfattive come fossero una lista di ingredienti che crediamo di conoscere alla perfezione, in una danza ossessivo compulsiva che ci porta a non voler uscire dalla nostra bolla olfattiva. Una bolla profumatissima ma noiosa, che alla lunga rischia di portare un certo appiattimento  generale.

Ripensiamo alla nostra prima volta.

Ricordi la prima volta che un profumo ti ha emozionato? Magari non ne conoscevi la piramide e ne ignoravi pure le note… Ma ti ha lo stesso preso lo stomaco, annodandolo stretto al tuo cuore.

Io credo che il modo più bello ed emozionante che abbiamo per aiutare il panorama odierno della profumeria sia quello di riscoprire la meraviglia. Dandoci la possibilità di emozionarci e soprattutto di stupirci.

Chiudiamo Fragrantica per due secondi, entriamo in una profumeria ed annusiamo, senza chiederci le note e semplicemente lasciando che parli l’odore.

Ritorniamo a stupirci.

Sin dalla storia antica, la meraviglia è considerata l’origine stessa della filosofia. Platone, nel “Teeteto“, sostiene che la filosofia nasca dal “thaumazein“, il meravigliarsi, affermando che non c’è altro inizio della filosofia se non questo. Aristotele, nel suo “Metafisica”, riprende e approfondisce questa idea, sostenendo che è meravigliandosi che gli uomini cominciano ora e hanno cominciato in origine a filosofare, spinti dallo stupore a interrogarsi sulle cause delle cose.

Applicando il concetto di meraviglia al mondo dei profumi, possiamo considerare il momento in cui si incontra una fragranza che ci colpisce profondamente come un’esperienza di meraviglia. Succede quando un profumo supera le aspettative di categoria, quando ci sorprende e ci emoziona, evocando sinestesie, ricordi, sensazioni e magari anche desideri che non sapevamo di avere.

I più coraggiosi

Vorrei chiudere l’articolo premiando alcuni brand, creazioni oppure nasi davvero coraggiosi, capaci di non farsi intimidire troppo dagli standard imposti dal mercato ed orgogliosi della propria visione creativa unica, personale ed a volte anche squisitamente opinabile o divergente.

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Accident À La Vanille – Madeleine de Proust di Jousset Parfums

Jousset mi ha saputo intossicare con flambé ingiustificati, con profumi arditi e gorumand al limite dello stucchevole, alcuni dei quali totalmente sbilanciati mio naso. Eppure le creazioni di Melis e Jimmy Bodin evidenziano un’estetica olfattiva così a fuoco! In particolare trovo che questa fragranza gourmand sia in assoluto l’interpretazione più riuscita del racconto della Madelaine in Proust. Golosa e dolcissima.

129 € per 50 ml edp

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Boa Madre
di Cristian Cavagna

Un progetto di 7 fragranze, tutte incentrate sulla tuberosa… Ma scherziamo? non sarà troppo per il pubblico? Cristian Cavagna non ci pensa troppo e si butta, vincendo la sua scommessa. Ad oggi ne sono uscite 4, con un grande plauso e consenso anche da parte del pubblico. Fragranze lussuose create col maestro Arturetto Landi che non lasciano spazio a compromessi oppure a minisize. Boa madre è la mia preferita, la più oscura.

220 € per 100 ml edp

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Belle Arti
di Dedé Arte Profumata

In un panorama commerciale sempre più omologato Denise Meles mi sembra allergica alle mode. Basandosi sulla profonda conoscenza della naturopatia crea fragranze con un peso specifico che riporta alla terra. Accordi capaci di parlare all’istinto con energie maschili e femminili, in un mondo invece sempre più nogender. In Belle Arti, il suo capolavoro, riesce a ricreare con una mano moderna tutta la bellezza di un Cyphre d’altri tempi.

120 € per 50 ml edp

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Latte Freddo
di Hilde Soliani

Hilde Soliani, con i suoi pack volutamente spogli e dissonanti ed uno stile comunicativo schietto e diretto è l’emblema del coraggio in profumeria. Con largo anticipo sul successo commerciale di Bianco Latte di Giardini di Toscana, e le mille conseguenti copie, ha cominciato un approfondito lavoro sull’esplorazione del latte nelle sue più sfaccettate sfumature olfattiveQui lo fotografa vicino ad un cubetto di ghiaccio.

160 € per 100 ml edp

fake creed
Fake Creed
di O’Driu

Angelo orazio Pregoni è un’artista visionario e ti abbiamo già raccontato di lui nel nostro articolo sui profumi più strani. La sua è una poetica sfacciata è arte senza compromessi.  Fake Creed è un pezzo unico del 2016, a metà tra profumo ed opera d’arte. Degno della manzoniana merda d’artista, si tratta di una fragranza che non ho mai annusato e le cui note non sono state dichiarate.

750 €  per 75 ml edp

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Sacra
di Olibanum

Trovo virtuoso come Olibanum sia riuscito a trovare un compromesso tra ciò che chiede il mercato e la propria personalissima, visione estetica.  Poche poesie e pochi voli pindarici: il brand spoglia il profumo per scoprirne la dimensione fondamentale, con creazioni raffinate e accessibili, basate sull’incenso. Sacra è la più emblematica delle sue creazioni dove il franchincenso è indiscusso protagonista.

29 €  per 12 ml edp

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